Anna and the king: il femminismo nell’800
Anna and the king: il femminismo nell’800

Anna and the king: il femminismo nell’800

Anna and the king – Città foto creata da tawatchai07 – it.freepik.com

Il film Anna and the king si incentra sulla vera storia di Anna Leonowens, un’istitutrice inglese alla corte del Siam. Pur nel suo alto tasso romanzesco, questa trasposizione cinematografica dimostra la forza dell’essere donna, anche in una situazione particolarmente difficile come quella di un paese fortemente misogino e, talvolta, incurante del problema relativo ai diritti umani.

La trama del film

Anna and the king si basa sull’omonimo romanzo di Margaret Landon, pubblicato nel 1944 e a sua volta ispirato alle memorie pubblicate da Anna. La protagonista si reca con il figlio alla corte di re Rama IV Mongkut (nel film Chow Yun-Fat), nell’odierna Thailandia, per istruire la famiglia del sovrano. Con famiglia si intende un seguito a dir poco numeroso: concubine, mogli e i 58 figli di Mongkut.

Nonostante le difficoltà iniziali, Anna (intepretata da Jodie Foster) riesce, poco a poco, a imporsi all’interno dell’ambiente di corte. Si fa rispettare dai propri allievi e, in particolare, dall’erede al trono, il giovane Chulalongkorn. Gli insegnamenti della donna inglese non si limitano a vuote nozioni matematiche, anzi. Giorno dopo giorno, Anna inizia i suoi studenti a una nuova apertura mentale, che possa aiutare il Siam a progredire, anche nell’ambito dei diritti umani.

La Leonowens, infatti, si batte anche per la liberazione di una schiava oppressa dalla propria padrona, e cerca di salvare (invano) una concubina del sovrano, Tuptim, colpevole di voler vivere con l’uomo di cui era da tempo innamorata. Con la sua caparbietà, la donna desta stupore a corte e fa breccia nel cuore del sovrano. I due si scambiano opinioni, si scontrano, ma proprio nella convergenza dei loro caratteri scoprono ognuno il mondo dell’altro e, tra sguardi d’intesa e occhiate fugaci, dimostrano il proprio essere innamorati.

Eppure, la distanza culturale tra il mondo di Anna e quello di Mongkut impedisce al loro sentimento di portare frutto. I due, a malincuore, sono costretti a dirsi addio, non prima, però, di essersi dichiarati il proprio amore. Anna and the king si conclude con un commosso ricordo di Chulalongkorn, ormai divenuto re, che ricorda l’importanza rivestita dalla sua istitutrice nell’evoluzione del Siam.

Il coraggio di osare di Anna: femminismo ed emancipazione sociale in Anna and the king

Nel film, il primo ministro del sovrano e Mongkut stesso cercano di stemperare l’ira provata da Anna di fronte alle ingiustizie sociali cui è costretta ad assistere.

Ogni cosa in Siam ha il suo tempo.

Con questa frase, i due intendono ricordare ad Anna l’abisso incolmabile a livello di tradizioni e cultura, che spesso la donna tende a dimenticare. Il maggior difetto di Anna, infatti, è l’impulso che spesso la guida e la porta ad associare i propri schemi mentali a un contesto profondamente diverso.

La modalità d’agire istintiva che caratterizza la donna inglese, però, non mistifica certamente le motivazioni che la spingono a parlare. Anna non può trattenersi dall’esprimere costernazione per la trascuratezza, nei confronti dei diritti umani, che caratterizza il regno di Mongkut. In nome di una plurisecolare tradizione, infatti, spesso le istituzioni si voltavano di fronte a profonde ingiustizie. Anna, invece, proprio in virtù della sua estraneità a questa tradizione, si impegna per combattere ed estinguere determinate problematiche. Lo fa, per esempio, comprando la libertà di una schiava che era costretta dalla padrona a terribili condizioni di vita. Lo fa, ancora, quando affronta, da sola, un tribunale composto da soli uomini, per difendere lady Tuptim dall’accusa di tradimento.

L’effettivo intervento di Anna nelle riforme del Siam

Certamente, Anna si presentava come una donna a tratti eccessivamente caparbia e difficile. Lo stesso re Mongkut la definì come una delle donne più difficili con cui egli avesse mai avuto a che fare. Di conseguenza, il fatto che Anna, nelle sue memorie sul viaggio in Siam, sia arroghi il merito di tutte le riforme promosse dal principe Chulalongkorn, una volta asceso al trono, va considerato alla luce del personaggio che si ha di fronte.

Il giovane sovrano, infatti, abolì nel 1905 la schiavitù e, con essa, l’obbligo di prostrarsi dinanzi a lui. Si fece responsabile poi, di altre riforme, come la riorganizzazione dell’esercito e la costruzione della prima ferrovia in Siam. In realtà, questi provvedimenti non furono esclusivamente il risultato dell’educazione ricevuta da Anna Leonowens, come la donna sembra invece sostenere nelle sue memorie. Già re Mongkut, infatti, aveva ipotizzato una svolta, a livello di tutela dei diritti umani, per il suo paese. La sua morte improvvisa, a causa di una malattia, però, aveva interrotto i suoi progetti. Di conseguenza, Chulalongkorn non fece altro che portare a frutto le idee paterne. Certo, non si può negare come, in ogni caso, le idee sostenute con forza dalla sua istitutrice inglese debbano aver lasciato il segno nel giovane.

L’attualità di Anna and the king, nella finzione e nella realtà dei fatti

In ogni caso, il merito della figura di Anna, sia nel cinema che nella realtà, sta nell’aver contribuito a una nuova visione del mondo. Questa visione, maggiormente aperta e rispettosa di ogni minoranza, decretò il successo di re Chulalongkorn, e favorì l’ascesa del regno nel panorama internazionale. Ma, più che per le conseguenze politiche, le azioni di Anna sono da interpretare come un grande esempio di femminismo e difesa dei diritti umani. In un paese arroccato nelle sue tradizioni, le convinzioni di una donna, una vedova inglese, possono generare un moto di rivoluzione, tanto silenzioso quanto potente. La personalità di Anna, dunque, è un esempio più che mai attuale per la lotta in difesa dei diritti umani e delle donne che ancora oggi, imperversa e troppo spesso è tacciata di anacronismo e superficialità.

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