Argo: la nave parlante
Argo: la nave parlante

Argo: la nave parlante

Argo – Photo by Jeremy Bezanger on Unsplash

L’impresa degli Argonauti

La nave Argo fa la sua comparsa nel mito degli Argonauti. La vicenda del vello d’oro è tra le più celebri nella tradizione greca ed ebbe grande fortuna a livello letterario. A consacrarla è in particolare Apollonio Rodio, un erudito ellenistico. La sua opera epica, Le Argonautiche, è totalmente incentrata sul viaggio intrapreso da Giasone, assieme ad altri protagonisti. Tra questi troviamo personaggi noti anche per altre vicende: Peleo, per esempio, il padre di Achille, ma anche Ercole, o Orfeo.

L’impresa di questi eroi consiste nel recupero del vello d’oro, che si trovava alla corte del re Eeta, nella Colchide. Lì l’aveva portato Frisso, figlio del re di Beozia Atamante, che era fuggito in Colchide per non essere sacrificato dal padre. A conferire l’incarico a Giasone, per cercare di allontanarlo dalla propria corte, è re Pelia, figlio di Poseidone. Un oracolo, infatti, gli aveva rivelato che l’eroe era destinato a ucciderlo.

Argo, una nave prodigiosa

Per portare a termine l’incarico, Giasone ha bisogno di una folta schiera di aiutanti e di una nave veloce. Apollonio elenca uno per uno i compagni dell’eroe, in un lungo catalogo che si snoda nei versi del primo libro.

La scelta della nave ricade su Argo, che era stata costruita tempo prima da Argo, figlio di Arestore. L’eroe, che si unisce anche alla spedizione, l’aveva realizzata seguendo i consigli di Atena. Il risultato del suo lavoro è una nave di una velocità straordinaria, costruita con pini provenienti dal monte Pelio, ma non solo.

“Perciò fu la nave migliore fra tutte quante affrontarono la prova del mare, spinte a forza di remi”.

L’uso delle querce di Dodona aveva conferito alla nave una caratteristica peculiare: Argo era una nave parlante. Le varie tradizioni parlano di questa sua capacità, che a tratti assume una sfumatura quasi comica: quando Eracle sale a bordo, per esempio, la nave si lamenta del peso eccessivo del semidio!

Dopo il fortunato viaggio degli Argonauti, che si concluderà in maniera positiva, la nave ha un destino ancora più glorioso. Viene infatti consacrata al dio Poseidone, e subisce il processo di catasterizzazione: viene resa una costellazione. L’uso di “innalzare al cielo” un determinato oggetto non è raro nel mondo della letteratura greca. Callimaco, per esempio, racconta la vicenda di un ricciolo della regina Berenice, da lei donato alla dea Iside in segno di ringraziamento. La giovane sovrana era grata alla dea, perché aveva concesso al neosposo, Tolemeo III Evergete, di tornare sano e salvo da una guerra in Siria.

La vicenda di Argo e degli Argonauti nella letteratura

La nave Argo è un elemento topico nella letteratura greca. Per questo, la sua vicenda è approfondita in numerose opere. Oltre ad Apollonio Rodio, sappiamo che Pindaro ne parla nella IV Pitica, ma anche Epimenide, un autore minore. Plinio il Vecchio e Apollonio, peraltro, cercarono pure di ricostruirne la forma. I due pensarono a una nave pentecotera, ovvero condotta da ben cinquanta rematori.

La vicenda degli Argonauti, con la loro nave, diventa quindi una vera e propria narrazione fantastica. Le avventure degli eroi, infatti, sono lontane dai temi bellici dell’Iliade, per avvicinarsi piuttosto all’universo mitico dell’Odissea. La componente favolistica, tra l’altro, si intreccia con altri filoni narrativi, come quello della tragica storia d’amore tra Giasone e Medea. Ma per parlare di questo c’è tempo e spazio…

Bibliografia

Traduzione presa da: Apollonio Rodio, Le Argonautiche, a cura di Guido Paduano, BUR, 2020

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *