Circe, Madeline Miller
Circe, Madeline Miller

Circe, Madeline Miller

Circe – Photo by Tejasvi Ganjoo on Unsplash

Madeline Miller è una scrittrice statunitense, nata a Boston, nel 1978. L’autrice racconta che, quando era piccola, sua mamma le leggeva i poemi omerici e, così, si è avvicinata ai Classici. Per coltivare ulteriormente la sua passione, ha ottenuto un Dottorato di ricerca in lettere classiche presso la Brown University. Questo amore per la tradizione del passato si percepisce perfettamente dalle sue tre pubblicazioni: La canzone di Achille, Galatea e Circe. Già la prima opera data alle stampe è stata indicativa del successo dell’autrice. Con la traduzione del libro in venticinque lingue, le è stato conferito l’Orange Prize, oggi noto come Women’s Prize for Fiction. La sua ultima opera, Circe, non è da meno. Pubblicata per la prima volta nel 2018, viene edita nel 2021 da Marsilio.

Il libro è lungo poco più di quattrocento pagine, ma, probabilmente, sarebbe meglio non terminasse mai. Lo stile di scrittura è molto scorrevole e cattura il lettore, rendendolo partecipe del racconto. Anzi, fa vivere in prima persona le vicende e gli stati d’animo della protagonista.

Circe, la maga dell’Odissea dall’animo umano

Siamo abituati a conoscere Circe per come ne sono delineati i tratti nell’Odissea. Nel libro X la donna fa la sua prima apparizione e Odisseo la descrive così (Od., X, 135):

Circe dai bei riccioli, terribile dea con voce umana.

Viene chiama theà in greco, quindi “dea”. A dire il vero, sarebbe più opportuno definirla in italiano come maga, o strega. Infatti, si tratta di colei che con i suoi pharmaka, gli incantesimi, i filtri magici, ha trasformato i compagni di Odisseo in porci. Si presenta, quindi, al lettore come un personaggio seduttore, ingannatore, a tratti malvagio. Ma chi è veramente Circe? Madeline Miller delinea una figura umana, figlia di Elios e della ninfa Perseide. Il suo nome significa “sparviera“, per via del suo flebile pianto. Anche lei è una ninfa, ma non risulta in armonia con l’Olimpo. Tutto ciò si evince fin dalle prime pagine del racconto:

I suoi occhi sono gialli come piscio. La sua voce è stridula come quella di una civetta. La chiamano Sparviera, ma dovrebbero chiamarla Capra per quanto è brutta.

Queste sono le parole che le rivolgono i fratelli, Pasifae e Perse. Circe ha un carattere difficile, tanto che viene esiliata sull’isola di Eea. Ha addirittura più sensibilità nei confronti dei mortali, rispetto che verso gli immortali. La narrazione è attraversata da esperienze e stati d’animo contrastanti, ma tutti umani. Leggendo il romanzo, ci si accorge che Circe, dopotutto, non è così diversa da noi uomini. Alla fine la ninfa, infatti, dovrà comprendere la sua vera natura, se mortale o immortale.

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