Columbus day: luci e ombre di quel famoso 12 ottobre 1492
Columbus day: luci e ombre di quel famoso 12 ottobre 1492

Columbus day: luci e ombre di quel famoso 12 ottobre 1492

Si avvicina ormai la ricorrenza che celebra la scoperta dell’America, nel lontano 1492. Questo evento è uno tra quelli ricordati a proposito della nascita della cosiddetta “Età Moderna“. Il viaggio di Cristoforo Colombo si rivelò fondamentale per l’umanità: aprì le porte a un mondo inesplorato, ricco e pieno di meraviglie. D’altro canto, però, la scoperta dell’America si pose alla base di un periodo molto difficile per i nativi di quel territorio. L’arrivo degli europei e la loro sete di ricchezze e civilizzazione non guardò in faccia alla millenaria, anche se sconosciuta, tradizione del luogo.

Chi era Cristoforo Colombo?

Nei libri di storia la figura dell’esploratore è confinata solo al suo nome e cognome. Intorno a questo personaggio, però, numerosi dibattiti si sono scatenati tra gli storici. La domanda che sta alla base di ogni discussione è tanto semplice quanto complessa: chi è davvero Colombo?

La risposta al quesito è ostacolata dalle notizie in nostro possesso, che non sono esaustive. In più, l’importanza dell’esploratore è stata tale da aver indotto numerose nazioni ad arrogarsi la paternità di questo personaggio; tra loro Norvegia, Croazia, Spagna. Ma è proprio Colombo, nella sua corrispondenza, a definirsi spesso come genovese; dunque, italiano. Certo, all’epoca non si usava, come oggi, depositare all’anagrafe eventuali atti di nascita o di morte. Le stesse parole del nostro esploratore, però, ci vengono in aiuto e ci offrono una buona base per poter effettivamente accreditare la sua origine italiana.

Colombo
Cristoforo Colombo – Photo by Blaz Erzetic on Unsplash

Pare che Cristoforo appartenesse a una famiglia di mercanti tessili. Fin da giovanissimo, cominciò a viaggiare per mare. Da qui, lo sciabordio delle onde, la meraviglia dell’acqua schiumante fecero il resto, suscitando in lui una passione che lo porterà, inconsapevolmente, a scoperte inimmaginabili.

I ben quattro tentativi di approdo di Colombo

La storia dell’esploratore è ben nota. Convinto di poter raggiungere le Indie viaggiando verso ovest, Colombo cercò tra i potenti d’Europa qualcuno disposto a finanziare l’esplorazione. Si rivolse dapprima al sovrano del Portogallo, il quale rifiutò una proposta dai contorni ancora troppo evanescenti.

Fu poi il turno di Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. Dopo un iniziale esitazione, la regina decise di appoggiare il nostro Colombo. L’arrivo di quest’ultimo nelle Americhe, però, non fu decisamente all’insegna del successo. La prima volta, egli sbarcò sull’isola di San Salvador, nelle Bahamas. Nonostante il grande scalpore che destò in patria il suo approdo, i nativi non si mostrarono accoglienti nei confronti dei nuovi venuti. I soprusi continui, anzi, li motivarono a fare strage della guarnigione lasciata lì dall’esploratore.

La seconda esplorazione, pertanto, si spostò più a sud, nell’attuale Repubblica Dominicana. Qui nacque la colonia de La Isabela, in onore della regina. Progressivamente, però, una serie di dubbi cominciarono a ostacolare l’impresa di Cristoforo Colombo. Certo, il risultato era straordinario, ma non abbastanza: gli europei portarono a casa pomodori, tabacco, ma non tanto oro quanto si erano immaginati. Il genovese intraprese altre due spedizioni, ma cadde presto in disgrazia e morì in povertà.

Il problema più importante, poi, era sfuggito a tutti all’epoca. Le terre che erano state appena scoperte non erano le Indie, come si pensava, bensì l’America. Solo Amerigo Vespucci si accorgerà della reale portata della scoperta di Colombo.

Un disastro per i nativi e l’habitat americano

I libri di storia lo ripetono fino allo sfinimento: l’arrivo degli europei nelle Americhe segnò l’inizio di secoli di soprusi e violenze. Le miserie del continente americano e delle sue popolazioni, però, dipesero anche da altri fattori. Fattori, questi, spesso taciuti, ma che in certi casi possono creare danni pari a quelli provocati dalla crudeltà umana.

Il problema fondamentale, nel contatto tra europei e americani, consiste nello scontro tra due patrimoni genetici diversi. Gli americani avevano vissuto in una condizione di isolamento per millenni. Per questo motivo, non avevano certamente un bagaglio genetico e immunitario come difesa rispetto ai morbi che gli europei portarono nelle loro terre. Malattie come il vaiolo, per esempio, erano totalmente sconosciute. Mentre gli occidentali per secoli si erano imbattuti in questo genere di epidemie, gli americani erano totalmente inermi di fronte a esse.

In più, la politica di sfruttamento umano e territoriale avviata dagli europei portò a una strage di nativi. Nel giro di poco più di un secolo, quindi, il territorio si vide destinato a monocolture intensive. Gli indigeni, invece, secondo il sistema del repartimiento, si videro assegnati a nobili o militari europei. Da uomini liberi, immersi nella natura, si ritrovarono schiavi, immersi in un sistema di impianto occidentale a loro totalmente estraneo. Ma come interpretarlo, allora, il Columbus day? Commemorazione di un passo fondamentale per la storia umana o, al contrario, tassello iniziale per una vicenda di soprusi e violenza? A voi, cari lettori, l’ardua sentenza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *