Furore, John Steinbeck
Furore, John Steinbeck

Furore, John Steinbeck

Furore – Photo by Raychel Sanner on Unsplash

Nel 1940 le stampe italiane pubblicano Furore, romanzo del premio Nobel per la letteratura John Steinbeck. Il testo era già stato diffuso durante l’anno precedente a New York, con il titolo The grapes of wrath. L’autore offre uno spaccato della vita della famiglia Joad, che incarna la condizione comune dell’epoca, durante la Grande Depressione, tra Oklahoma e California.

Il titolo originale del romanzo, quindi, è ben diverso da quello italiano. Con il titolo The grapes of wrath, Steinbeck intendeva riprendere un’espressione dell’inno The Battle Hymn of the Republic, composto dalla poetessa statunitense Julia Ward Howe e divenuto canto patriottico dopo la guerra civile americana. A dire il vero, sia nell’inno della Howe che nel titolo del romanzo, vi è la ripresa di un passo del Libro dell’Apocalisse (Apocalisse, 14, 19). Quindi, dando solamente un primo sguardo alla copertina del libro, si potrebbe iniziare a comprendere uno dei temi trattati in Furore: la frustrazione di chi versa in condizioni di miseria e la ricerca di una condizione migliore. Questo fatto ha costituito una delle ragioni principali che ha portato il regime fascista a porre dei vincoli molto limitanti nella prima traduzione italiana.

Le vicende narrate nel romanzo

Le vicende di Furore prendono avvio in Oklahoma. I Joad sono una famiglia di mezzadri, che da generazioni lavora i campi. Improvvisamente, però, sopraggiungono delle tempeste di sabbia che devastano i raccolti e inaridiscono il terreno. Di conseguenza, non è più possibile per molte famiglie pagare le banche, loro creditrici. Queste hanno dato avvio ad un esproprio progressivo dei terreni, fino all’introduzione di macchinari per sostituire il lavoro manuale. Tutto ciò costringe i Joad, così come accade anche a molte altre famiglie, a cercare la fortuna verso ovest. Costoro partono e attraversano la Route 66 a tappe, in un viaggio che li porta allo stremo. Tuttavia, sono determinati ad arrivare in California e nutrono grandi speranze per il futuro.

Attraverso una narrazione molto coinvolgente e con termini spesso coloriti, Steinbeck intreccia numerose vicende, finché porta i protagonisti ad ammirare da un colle la tanto agognata California. Tutti i sogni rischiano ben presto di essere infranti: benché si tratti di un territorio verdeggiante, il flusso migratorio è troppo vasto per poter accogliere ogni famiglia lì giunta. Le paghe sono minime e le condizioni di vita pessime. Cominciano una serie di peregrinazioni tra campi di pesche e di cotone, alla ricerca di un lavoro, per quanto possibile, stabile. La famiglia progressivamente si disperde e hanno luogo una serie di violenze tra i lavoratori sottopagati e la polizia. In aggiunta a tutte le sventure subite, il sopraggiungere della stagione delle piogge rende inagibile l’abitazione di fortuna dei Joad. Alla fine, si trovano costretti a trovare alloggio in una vecchia fattoria, già abitata da un anziano e da suo figlio.

Furore, uno spiraglio di speranza nella Grande Depressione

La famiglia Joad può essere considerata simbolo della Grande Depressione, che toccò molti americani dopo la crisi del 1929. In questo periodo, infatti, molti contadini furono messi al lastrico. La riduzione della manodopera e la diminuzione dei salari causò danni ingenti.

La ripresa si ebbe nel 1933, con l’elezione a presidente degli Stati Uniti di Franklin D. Roosevelt. Il suo piano di riforme, il noto New Deal, consentì una ripresa del processo produttivo, che fino a quel momento aveva conosciuto un momento di stallo. In ambito agricolo, la riforma prevedeva un ridimensionamento dei terreni coltivabili e la concessione di sussidi.

Per quanto il romanzo Furore presenti la difficile situazione delle famiglie americane durante la Grande Depressione, Steinbeck offre uno spiraglio di speranza. Nel corso della trama, si raccontano le vicende di Rose of Sharon, sorella del protagonista. Incinta, alla fine del romanzo partorisce un bambino morto. Nonostante la disperazione per la morte del figlio e per le condizioni di precarietà, di fronte a un uomo che sta morendo per la fame, offre il proprio seno, con un gesto di estrema pietà.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *