Gli Iperborei: il popolo al di là del vento di Borea
Gli Iperborei: il popolo al di là del vento di Borea

Gli Iperborei: il popolo al di là del vento di Borea

Gli Iperborei – Photo by Himesh Kumar Behera on Unsplash

Ogni popolazione, nel corso della storia, ha tentato di spiegare il mondo attraverso gli strumenti di cui disponeva. Nell’antichità si usavano principalmente i miti. Certo, nella grecità non sono mancati filosofi e scienziati che hanno avanzato teorie del tutto rivoluzionarie. Questi però, sono da collocare per la maggior parte dal IV secolo a.C. in poi, con alcune eccezioni. L’origine del mondo è affidata a miti cosmogonici, così come la nascita dell’uomo e la sua permanenza sul pianeta. Pensiamo al mito delle cinque età riportato nell’opera di Esiodo, in cui si susseguono cinque stirpi, da quella dell’oro a quella contemporanea, di ferro.

Nell’antica Grecia, il mondo conosciuto corrispondeva ai territori esplorati dai navigatori. Questo si considerava circondato da un’enorme distesa di acqua, l’Oceano. Agli estremi confini della Terra abitavano delle popolazioni con caratteristiche diverse dall’uomo, come gli Etiopi, dalla pelle scura in quanto bruciati dal sole. Tra questi popoli, vi erano anche gli Iperborei.

Un popolo longevo e immerso nell’età dell’oro

Le notizie giunte fino a noi sugli Iperborei testimoniano la loro permanenza durante l’età dell’oro. In effetti, le fonti raccontano che nel luogo in cui vivevano la natura dava i suoi frutti migliori. Diodoro Siculo, storico del I secolo a.C., narra che il clima in quest’area era così temperato che i campi davano due raccolti all’anno (Biblioteca storica, II, 47, 1-2). Può sembrarci strano, se pensiamo che gli antichi collocavano questo popolo all’estremo nord del mondo. Vi è, inoltre, una tradizione secondo cui Apollo era solito svernare proprio qui. Dall’isola di Delo, luogo di nascita del dio, si sarebbe recato dagli Iperborei ogni anno.

Ad ogni modo, la natura benigna e l’età dell’oro sono in stretto contatto con le idee di immortalità e longevità. Infatti, gli Iperborei si trovavano nella condizione di un’esistenza estremamente lunga, protratta oltre ogni limite. Da questa, però, volevano solo che congedarsi. Sazi di vita, decidevano di gettarsi da una rupe consegnandosi alla morte, come un tuffo nell’acqua rituale. Quest’immagine non può che richiamare alla mente la nota Tomba del Tuffatore, conservata a Paestum.

Gli Iperborei tra Stonehenge e Tule

Gli antichi ritenevano che gli Iperborei vivessero al di là del vento del nord. In effetti, lo si può comprendere analizzando il nome: yper in greco significa “oltre”, mentre Borea è la personificazione del vento del nord, quindi “oltre il vento di Borea”. Questi popolavano un’area a sei giorni di navigazione dalla Britannia. Alcuni autori hanno tentato di identificarne il luogo, con scarsi risultati. Si è pensato alla Norvegia, all’Islanda, addirittura alla Siberia.

Qui Luna e Terra sono descritte come molto più vicine rispetto che in Grecia. Vi è uno stretto legame tra questo popolo, gli astri e il periodare del sole. Ciò ha portato alcuni studiosi a ipotizzarne la collocazione a Stonehenge. Questo sito sarebbe un tempio primordiale di una grande dea madre, a cui il sole si unirebbe in precisi momenti della giornata. La divinità del sole intercetterebbe negli enormi monoliti un piccolo spiraglio di ingresso.

Una teoria alternativa prevede, invece, che il paese degli Iperborei sia Tule. Si tratterebbe di un paese favoloso, come descritto da Virgilio nel primo libro delle Georgiche. Tuttavia, negli ultimi tre secoli questo luogo è diventato la sede della razza ariana, definita come pura per eccellenza. Nel Novecento, Tule è divenuta l’approdo primo e ultimo di questa ideologia. La società di Tule, fondata il 14 agosto del 1918, stabiliva che proprio lì era nata la razza ariana. L’incrocio con popoli inferiori aveva originato la decadenza del genere umano. In questo contesto, gli Iperborei assumono un significato ideologico molto potente, una volta perso il legame con la mitologia.

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