Il tempo: il controllo dell’uomo sullo scorrere delle lancette
Il tempo: il controllo dell’uomo sullo scorrere delle lancette

Il tempo: il controllo dell’uomo sullo scorrere delle lancette

Il tempo – Photo by Aron Visuals on Unsplash

In questi giorni siamo chiamati a spostare le lancette dell’orologio in avanti di un’ora. Dall’ora solare, passiamo all’ora legale. Ma cosa cambia veramente? In realtà, cambia solo il numero che leggiamo sull’orologio. Di per sé, l’introduzione dell’ora legale è una convenzione stabilita dallo Stato per sfruttare al meglio la luce solare nei mesi estivi.

Al giorno d’oggi noi abbiamo un pieno controllo del tempo. Puntiamo la sveglia ad un orario preciso, e così pranziamo a mezzogiorno, ceniamo ad un’ora stabilita e andiamo a letto poco più tardi. Prendiamo mezzi di trasporto a ore e minuti precisi. A ben pensarci, l’uomo contemporaneo vive in un sistema di secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni del tutto artificiale. In sostanza, ha creato la suddivisione del tempo. In fisica si parla di spaziotempo, ossia di una struttura a quattro dimensioni composta da lunghezza, larghezza, profondità e tempo. Ciascuna di queste grandezze è misurabile e l’uomo ne ha il controllo.

Nel corso della storia, vi è stata un’appropriazione graduale del tempo da parte dell’essere umano. Esistono degli eventi ciclici che si ripetono nell’arco cronologico più breve, come i giorni, o più lungo, come le stagioni e gli anni. Da qui, la volontà di fissare dei punti di riferimento che rendessero uniforme il suo scorrere.

L’Horologium di Augusto

Abbiamo già avuto modo di vedere il piano di riforma urbanistica che Augusto mise in atto dopo la morte del padre adottivo Cesare. L’edificazione del Foro di Augusto e del Tempio di Marte Ultore, la Porticus Vipsania, dove venne esposta la mappa di Agrippa, una rappresentazione geografica delle conquiste romane. Vi è poi la costruzione del Mausoleo di Augusto, con l’esposizione delle Res Gestae Divi Augusti: qui si trova una lista delle province conquistate dal princeps. Da questo elenco di monumenti, emerge una chiara volontà di controllare la spazialità dell’impero, progressivamente in crescita.

Augusto, però, non si limitò solo al controllo del spazio, ma volle impadronirsi anche del tempo. Nel 9 a.C. fece quindi posizionare nell’area settentrionale del Campo Marzio l’Horologium. Si trattava di un obelisco, che doveva fungere da gnomone di un orologio solare. L’enorme monolite era stato fatto edificare dal faraone Psammetico II intorno al 586 a.C. e venne prelevato dall’Egitto nel 10 a.C. circa. A partire dal Seicento, si è diffusa una teoria molto affascinante: l’obelisco colpiva con la sua ombra l’Ara Pacis e il Mausoleo proprio il giorno del compleanno di Augusto, il 23 di settembre. In realtà, recenti studi hanno smentito questa interpretazione. Anche Plinio il Vecchio nella sua opera riportava che quanto costruito in Campo Marzio non fosse una meridiana, bensì uno gnomone che indicava solstizi ed equinozi.

Occorre notare che il princeps, ponendo l’Horologium in Campo Marzio, abbia voluto impadronirsi non di un tempo qualunque, ma del tempo assoluto. Egli non volle porre il suo controllo solamente sulle ore, i minuti o i secondi, ma addirittura sulla ciclicità annuale, determinata dall’alternarsi di solstizi ed equinozi. La conquista dello spazio e del tempo gli hanno consentito di conferire un’aura di eternità all’impero.

Il tempo della natura nei Poemetti di Pascoli

Di tutt’altro genere è, invece, lo scorrere del tempo che si riscontra nei Poemetti di Giovanni Pascoli. Augusto mirava al controllo temporale. In questo testo, invece, emerge un adeguamento dell’uomo alla ciclicità del tempo, dettata dalla natura. I Poemetti pascoliani sono stati pubblicati per la prima volta nel 1897. Dopo un’amplificazione della materia trattata, l’autore ha deciso di dividere l’opera: i Primi Poemetti, del 1904, e i Nuovi Poemetti, del 1909. All’interno dell’opera si celebra il mondo contadino, che vive a stretto contatto con la natura, e da essa dipende.

I Poemetti sono stati definiti “romanzo georgico” da Gianfranco Contini. Il contenuto si sviluppa attraverso le quattro stagioni, non a partire da un calendario civile, ma agricolo. Lo scorrere del tempo è definito dal ciclo produttivo del grano. Il bravo contadino deve essere in grado di saper interpretare e decifrare i segni naturali, così da adeguare le attività produttive al ciclo stagionale.

Tutto ciò si può ben comprendere prendendo in esame la sezione La sementa. Questo capitolo si svolge nell’arco di una giornata. I ritmi, però, sono dettati dai segni della natura. Siamo in un autunno della Garfagnana e il capofamiglia si rende conto che è tempo di seminare il grano. Di notte, prima che sorga il sole, costui, insieme ai figli, si reca al campo e prepara il terreno con l’aratro. Di primo mattino, il focolare ancora caldo dalla sera precedente viene rimestato: si può preparare il pasto da portare agli uomini che stanno arando il campo. Procedendo durante la giornata, si arriva alla sera e il quadro presentato è quello di un rovescio temporalesco. Stanchi, i contadini possono coricarsi ed essere soddisfatti del proprio lavoro, perché hanno seminato prima del temporale che sperano porterà un ricco raccolto durante l’estate.

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