La bilancia nel mondo vicino orientale
La bilancia nel mondo vicino orientale

La bilancia nel mondo vicino orientale

La bilancia – Photo by Elena Mozhvilo on Unsplash

La bilancia è uno strumento antichissimo. Ne troviamo nei siti della Mesopotamia fin dal III millennio a.C., in numerose necropoli, ma anche in contesti domestici. Questo oggetto è nato principalmente a scopo commerciale. Vi era la necessità di scambiare merce che avesse un peso equiparabile. Il principio di funzionamento della bilancia era, ed è ancora oggi, quello dell’uguaglianza delle masse. Una massa di beni x, di valore ignoto, viene poggiata su un piatto. Questa deve corrispondere alla massa di beni y, di cui è noto il valore.

Dalla bilancia in Mesopotamia alla moneta

Come già accennato, la bilancia è uno strumento nato a scopo commerciale. I rinvenimenti in area mesopotamica hanno consentito agli studiosi la sua ricostruzione. In queste zone, la bilancia è presente solamente a due bracci eguali. Era composta da un piede fisso, un giogo e due piatti, o sacchetti, dove collocare i beni. Talvolta, questa poteva essere mobile e, quindi, trasportabile dai mercanti.

Insieme a questo genere di strumento, gli archeologi hanno spesso rinvenuto dei pesi. Ciò è dovuto dal fatto che una merce ignota doveva essere equiparata a del materiale noto, come un peso. A livello storico, si tratta di un passaggio evolutivo fondamentale. Questo tipo di economia è nota come metal weight economy, ovvero economia del metallo a peso. Essa prevedeva il fatto che si stabilissero dei pesi metallici noti, pre-pesati, secondo il sistema ponderale locale.

Come conseguenza, da lingotti e barre metalliche fu possibile condensare il valore del materiale di peso noto in oggetti metallici sempre più piccoli. È la nascita della moneta, un oggetto metallico pre-pesato. Inizialmente, i tondelli monetali valevano quanto pesavano, in relazione anche al tipo di metallo utilizzato. Successivamente, la moneta assunse un valore fiduciario. L’utente poneva la sua fiducia nell’autorità centrale, che aveva stabilito il valore della moneta. Non è un caso che ciò sia avvenuto alla corte di Creso, re della Lidia, area molto vicina agli influssi vicino orientali.

La psychostasia nell’Antico Egitto

La bilancia a due bracci non è solo uno strumento utilizzato per pesare beni da scambiare. Anche oggi è spesso associato al mondo della giustizia. Giusto è ciò che fa pendere la bilancia verso un lato. Spostandoci nell’Antico Egitto, possiamo riscontrare un interessante richiamo a quest’immagine. Infatti, nel territorio faraonico questo strumento era simbolo della giustizia divina. Ci è nota grazie a magnifiche rappresentazioni geroglifiche sulla pesatura delle anime. In greco, il termine si definisce come psychostasia. La psyché è, infatti, l’anima, che viene posta su un piatto della bilancia.

Un esempio molto calzante è presente nelle raffigurazioni papiro del Libro dei Morti dello scriba Hunefer. Questi era un potente uomo al servizio del faraone Seits I, nel XIII secolo a.C. Prima di essere accolto nell’aldilà, il cuore del defunto doveva essere pesato, per stabilirne la purezza. Lo scriba compare accompagnato dal dio Anubi, protettore del mondo dei morti, verso la bilancia. La divinità pone il cuore del defunto su un piatto della bilancia. Sull’altro piatto vi è invece Maat, una piuma, simbolo della dea della verità e dell’equilibrio. Thot, invece, dio della sapienza, prende nota della pesatura. Nella tradizione egizia, se il cuore risultava più leggero della piuma, il defunto aveva un animo puro. Così, egli poteva accedere al paradiso egizio, l’Aaru. Diversamente, se il cuore era più pesante, andava in pasto ad Ammit, bestia divoratrice.

Il cuore di Hunefer, nel papiro, risulta più leggero. Di conseguenza, può accedere al paradiso. La scena è presenziata dal dio della vita e della morte, Osiride. Accanto lui, vi è Iside, sua sposa e sorella.

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