La marcia su Roma: cronaca di un assedio nel suo centenario
La marcia su Roma: cronaca di un assedio nel suo centenario

La marcia su Roma: cronaca di un assedio nel suo centenario

Il prossimo 28 ottobre si ricorderà il centenario della celebre marcia su Roma. Evento, questo, che segnò una svolta nella storia novecentesca del nostro Paese. Al suono dei passi dei fascisti, dilagati nella capitale, si sommano eventi terribili e vergognosi per l’Italia di quel tempo. Vediamo, però, cosa accadde, giorno per giorno, fino a quel fatidico 28 ottobre.

P.S. Per questo racconto, ci siamo ispirati alla narrazione di Aldo Cazzullo in Un giorno particolare, in onda su La7.

24 ottobre: il congresso di Napoli

Dopo mesi, se non anni, di violenze, i tempi sono maturi per Mussolini. Il 24 ottobre, al teatro San Carlo, si tiene il congresso nazionale del partito fascista. In città accorrono 4000 camicie nere, che fanno riecheggiare per le vie di Napoli motti e canzoni fasciste. Mussolini tiene ben due discorsi: uno al teatro San Carlo, l’altro in Piazza Plebiscito. Inizialmente, si mostra disponibile alla trattativa con le istituzioni, a patto di essere compreso nel governo. I liberali si illudono, infatti, che basteranno un paio di poltrone per poi sbarazzarsi di quello scanzonato ex socialista. Il loro calcolo, però, è errato. Nel suo secondo discorso, Mussolini assume tutt’altro atteggiamento. Con ferocia, afferma:

Prenderemo per la gola la vecchia classe dirigente. Roma, Roma! Io vi dico, con tutta la solennità che il momento impone: o ci daranno il governo, o lo prenderemo, calando su Roma!

25 ottobre: l’evolversi delle operazioni

Mussolini non parte in direzione di Roma, bensì di Milano. Qui la sua amante, Margherita Sarfatti, una colta ebrea che l’aveva introdotto nei circoli della Milano bene, lo sprona a dare seguito alla sua idea di marciare. Il futuro duce, infatti, in queste ore cruciali, sembra tentennare.

Il presidente del consiglio dell’epoca, Luigi Facta, è costantemente informato riguardo le operazioni fasciste. Si mostra, però, fiducioso: conta sull’aiuto di Gabriele D’Annunzio. L’eroe di Fiume, infatti, era stato invitato per la commemorazione della Prima Guerra mondiale, programmata per il giorno 4 di novembre. Con questo strategico contatto il premier conta di smorzare la violenza fascista grazie alla retorica di D’Annunzio. Un infortunio, però, impedisce al poeta di accettare l’invito.

27 ottobre: l’inizio della marcia su Roma

Spostiamoci a Perugia: qui nella notte del 27 ottobre, entrano ben 2000 camicie nere, che vogliono che la città sia consegnata nelle mani del comando supremo. Il prefetto cittadino è costretto alla resa. L’insurrezione è guidata da 4 uomini, i quadriumviri:

  • Italo Balbo, violento giovane che esalta la violenza come il mezzo più veloce per il fine rivoluzionario.
  • Michele Bianchi, ex socialista, massone e segretario del partito.
  • Emilio De Bono, generale nella Prima guerra mondiale.
  • Cesare Maria De Vecchi, amico di D’Annunzio e in buoni rapporti con la monarchia.

I 4 coordinano l’operazione dal famoso hotel Brufani della città. L’ordine, per i fascisti, è quello di occupare ogni sede del potere, ogni stazione postale, fino alla capitale. Perugia, però, si rivela ben presto inadatta come centro per l’organizzazione fascista. Le squadre, allora, si concentrano a Santa Marinella, Tivoli e Monterotondo: snodi ferroviari, fondamentali per il controllo del territorio.

28 ottobre: il ruolo di Vittorio Emanuele III

I fascisti occupano telegrafi e prefetture e cominciano a marciare verso Roma. Nel frattempo, l’esercito dello stato si mobilita per bloccare le stazioni ferroviarie strategiche, anche a costo di far saltare i binari. La colonna fascista è bloccata a Santa Marinella. Le camicie nere sono costrette a procedere a piedi, sotto la pioggia. Attendono l’ordine, quello decisivo: marciate su Roma. Le forze, però, sono allo stremo: gli uomini sono digiuni, non possono nemmeno bere perché l’esercito ha staccato anche l’acqua.

A Roma si decreta lo stato d’assedio. Questa condizione straordinaria impone leggi eccezionali, come quella che vieta di girare armati per strada. Ma quando Facta porta a Vittorio Emanuele III il decreto, in attesa di essere firmato, la situazione si ribalta.

Il re rifiuta di firmare. A suo dire, non c’è modo di evitare l’occupazione: i fascisti sono troppi. In realtà la situazione è opposta: sono molti di più i soldati a difendere Roma. Pare, però, che il sovrano temesse un possibile voltagabbana da parte dei generali dell’esercito, simpatizzanti fascisti. In più, temeva la sua possibile detronizzazione a opera del cugino, duca d’Aosta, che aveva preso contatto con i quadrumviri a Perugia.

Le consultazioni

Il re crede ancora di poter trovare un compromesso. La sua idea è quella di proporre a Mussolini qualche ministero in un nuovo governo guidato da Antonio Salandra. Questo nome aveva un suo peso nell’Italia dell’epoca: uomo della destra liberale, Salandra aveva guidato, sempre in qualità di premier, l’Italia nella Prima Guerra Mondiale.  

Mussolini, però, decide di giocarsi il tutto per tutto: rifiuta la proposta del re. Vittorio Emanuele, allora, non può far altro che cedere, affidando l’incarico a Mussolini.

30 ottobre: la vera marcia su Roma

I fascisti entrano a Roma il 30 ottobre del 1922, guidati dal futuro ministro dell’educazione, Giuseppe Bottai. Nella capitale cala il terrore e la violenza contro gli ostili. L’indomani, le camicie nere sono radunate a Villa Borghese per la grande parata fascista. Mussolini passa in rassegna le squadre fasciste e si pone in testa al corteo, assieme ai quadrumviri. Il re si affaccia coi figli dal Quirinale, mostrandosi ai fascisti del corteo.

Con la marcia su Roma ha davvero inizio il governo Mussolini. L’Italia non ne è consapevole, ma si appresta ad affrontare uno dei periodi più difficili della sua storia. Le successive politiche fasciste, le leggi razziali… la guerra. Per questo, oggi come allora, il ricordo è fondamentale: mai più la libertà di un paese intero sia accantonata per le folli aspirazioni di un singolo e dei suoi bravi.

Un giorno particolare, di Aldo Cazzullo con Claudia Benassi e Raffaele Di Placido

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