I monologhi di 300: realtà e finzione
I monologhi di 300: realtà e finzione

I monologhi di 300: realtà e finzione

I monologhi di 300 e Sparta – Photo by Yusuf Dündar on Unsplash

Uno dei film più epici, riguardo le gesta del popolo greco, è 300. La pellicola del 2006 ha spesso dovuto confrontarsi con varie accuse di anacronismo e falsità storica. Nonostante ciò, è possibile individuare, nelle scene, dei piccoli elementi di veridicità che permettono di rivalutarle. Tra questi, i monologhi di 300 si caratterizzano per alcuni elementi che coincidono, o almeno così pare, con la realtà dei fatti. Ma andiamo con ordine…

300: la battaglia delle Termopili

Il soggetto del film è il conflitto che oppose Spartani e Persiani presso le Termopili. Nel corso della seconda guerra persiana, infatti, re Serse concepì il progetto di invadere la Grecia. Per poter organizzare al meglio le difese nell’interno, i greci decisero di stabilire un avamposto militare che rallentasse l’avanzata persiana. Fu così che si radunò un gruppo composto di 300 Spartani, 700 Tespiesi e 400 Tebani, col compito di opporre resistenza il più a lungo possibile. L’esercito si sistemò presso lo stretto delle Termopili e riuscì per qualche giorno a fronteggiare i ben più numerosi persiani. Serse, però, grazie a Efialte, un pastore del luogo, riuscì a trovare una via che permettesse di aggirare il passo e intrappolare così i greci in una morsa letale.

Il film racconta l’intera vicenda, immergendola in un alone di eroicità e fantasia e privandola talvolta di alcuni tratti di realtà. Nella pellicola, per esempio, si accenna solo a un gruppo di Arcadi che si sarebbe unito alla missione: non c’è traccia di Tespiesi e Tebani. Altri elementi che sono estranei alla realtà dei fatti sono la mostruosità degli efori. Nel film sono degli orribili anziani assetati di denaro; nella realtà, non erano altro che i più alti magistrati del regno spartano. A Sparta, peraltro, c’era una diarchia: i re erano due. Al tempo delle Termopili, il coreggente di Leonida era Leotichida.

È innegabile la presenza, nelle varie scene, di moltissimi elementi di fantasia. Nelle battaglie tra Greci e Persiani, infatti, intervengono orchi e altri mostri terribili. Serse, peraltro, è rappresentato in un’imponenza assolutamente innaturale. Certo è che queste raffigurazioni dovevano riflettere un po’ la mentalità greca. Per i greci, d’altronde, tutto ciò che non era della loro madrepatria era barbaro e mostruoso.

Il valore dei monologhi di 300

Nonostante le incongruenze storiche e gli elementi di fantasia, il film è in grado di restituire il senso di sacrificio con cui davvero i greci affrontarono il loro destino alle Termopili. Ma non solo questo: nel coraggio di Leonida e dei suoi soldati, nel loro incoraggiarsi a vicenda, si avverte tutto il sentimento di “grecità” che li univa. I greci, d’altronde, erano molto legati alle proprie origini. Nonostante le moltissime divisioni interne, le guerre persiane furono una grande occasione per ritrovarsi quasi come una nazione.

Questa resa della mentalità eroica è accentuata, nel corso del film, da alcuni monologhi particolarmente vivaci. Questi discorsi si caratterizzano anche per qualche richiamo alla realtà storica, o meglio storiografica. Tutto ciò che noi sappiamo delle Termopili, infatti, ci deriva da storiografi. Non possiamo escludere che, nella loro narrazione, anche costoro abbiano inserito degli elementi di fantasia, proprio come gli sceneggiatori del film.

Il mestiere degli Spartani

Una delle scene più memorabili del film è quella dell’incontro tra gli Spartani e gli Arcadi che li affiancheranno. Inizialmente, gli Arcadi rimangono costernati nel vedere come gli Spartani siano solo 300. Leonida, però, dissolve ogni loro dubbio con una semplice constatazione: gli Arcadi sono fabbri, vasai, scultori. Quando il re si rivolge ai suoi uomini chiedendo il loro mestiere, un grido si leva al cielo con forza: gli Spartani sono soldati. Questa distinzione tra Arcadi e Spartani si basa su una realtà storica. Nella società spartana, infatti, gli spartani si dedicavano esclusivamente alla guerra e alla politica. A svolgere i lavori necessari alla società erano, invece, gli iloti, discendenti di popolazioni che erano state soggiogate in passato.

Gli spartani, dunque, fin dalla tenera età si allenavano duramente. Il risultato di anni e anni di esercizio era la formazione di guerrieri abilissimi, di grande forza fisica. Non per nulla, i persiani riuscirono a vincerli solo a causa di una manovra di aggiramento. Il gruppo di greci, posti all’interno del passo delle Termopili, non permettevano a nessun nemico di avvicinarsi e continuavano a respingere efficacemente ogni attacco. Nel film, re Leonida si prende gioco dei suoi avversari. Alla richiesta, da parte di un ambasciatore persiano, di deporre le armi, egli risponde con fierezza: “Venitele a prendere!”. Anche questa affermazione è attestata nei testi storiografici, e riproposta in un’iscrizione che si trova sotto il monumento a Leonida, proprio presso lo stretto delle Termopili. Assieme ai grandi atti di coraggio raccontati, anche questo aspetto aiuta a costruire l’eroica immagine di Leonida che è presente anche nel film.

L’acme dei monologhi di 300: il discorso di Delios

Tra i monologhi di 300, il più celebre è certamente quello che conclude il film. Nella finzione cinematografica, Delios, unico sopravvissuto alle Termopili, guida, a Platea, un enorme esercito di Greci contro i Persiani. Prima dello scontro, egli incita le truppe ricordando il sacrificio dei 300 Spartani e del loro re. Nel farlo, egli cita l’ultimo desiderio di Leonida, prima della sua morte.

Se un’anima libera dovesse arrivare in questo luogo, negli innumerevoli secoli di là da venire, possano tutte le nostre voci sussurrarti dalle pietre senza età: va’ a dire agli Spartani, viandante, che qui, secondo a legge di Sparta, noi giacciamo.

Queste parole ricalcano per filo e per segno un epigramma del poeta greco Simonide, che venne inciso su una lapide posta proprio nel luogo della battaglia. Un altro esempio di come, nei monologhi eroici del film, si annidi una realtà storica e identitaria che definiva la Grecia classica.

Nel film, quindi una grande dose di fantasia si mescola a elementi fondanti per la cultura greca; il concetto di libertà, per esempio, che andava difeso strenuamente. Il sacrificio dei Greci presso le Termopili, infatti, si compì proprio in nome di questo principio. 300 è un film che, aldilà della sua maggiore o minore veridicità storica, effonde nello spettatore quei medesimi valori che si ritrovano nei testi epici greci. Il valore del guerriero, il sacrificio in nome della famiglia e della patria, sono aspetti che nei libri di letteratura vengono snocciolati in maniera asettica, ma proprio in film come 300 invece emozionano e coinvolgono realmente nell’orizzonte culturale e valoriale greco.

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