The bloody chamber, Angela Carter
The bloody chamber, Angela Carter

The bloody chamber, Angela Carter

The bloody chamber – Photo by Debby Hudson on Unsplash

The bloody chamber , in italiano La camera di sangue, è una raccolta di dieci racconti. Pubblicato nel 1979 presso la casa editrice Vintage, ha vinto nello stesso anno il Cheltenham Festival of Literature Award. Da molti critici viene considerato il capolavoro dell’autrice, Angela Carter.

Nata nel 1940 nel Sussex, la Carter ha ricoperto dagli anni Cinquanta il ruolo di giornalista. La scrittura l’ha accompagnata per l’intera vita. Si è laureata in letteratura inglese medievale e, dopo un soggiorno in Giappone, ha intrapreso la strada dell’insegnamento. Ha ricoperto la cattedra di scrittura creativa in varie università. Angela Carter ha scritto numerosi racconti, il primo dei quali pubblicato nel 1965, Shadow Dance. Può essere inquadrata nel genere letterario del gotico novecentesco. La sua scrittura è stata ben presto apprezzata dai colleghi. Ricca di citazioni, carica di allusioni e riferimenti metaletterari, i primi testi sono ambientati in un contesto realistico, con personaggi spiccatamente grotteschi. Il marchio di fabbrica di Angela Carter è senza dubbio un marcato erotismo. Nei suoi romanzi non manca la difesa degli ideali femministi, in netta opposizione con la cultura maschilista. L’autrice è deceduta a Londra nel mese di febbraio del 1992.

The bloody chamber, un nuovo linguaggio delle fiabe

Oltre all’erotismo, al femminismo e all’ambientazione gotica, Angela Carter fonde nei suoi testi anche la fiaba, forma letteraria a lei molto cara. The bloody chamber, infatti, è una riscrittura e rilettura di dieci fiabe tradizionali. L’opera si apre con la fiaba che dà il nome alla raccolta e rielabora la vicenda di Barbablù di Charles Perrault. Si alternano, poi, fiabe che vedono come protagonista un felino (The Courtship of Mr Lyon, The Tiger’s Bride e Puss-in-Boots), creature magiche (The Erl-King, The Snow Child e The Lady of the House of Love) e lupi mannari (The Werewolf, The Company of Wolves e Wolf-Alice).

Un elemento di novità introdotto da Angela Carter è il mutamento di punto di vista, rispetto alla fiaba. Se nel racconto fiabesco è il narratore a parlare, in The bloody chamber le vicende sono narrate in prima persona. Nel caso del testo che dà il titolo all’opera, il punto di vista è quello della giovane protagonista. Questa, in aggiunta, diventa oggetto dell’oppressione sessuale da parte di un uomo uxoricida, di cui anche lei è partecipe. L’ambientazione gotica, gli ideali femministi e l’appropriazione della sessualità femminile si fondono in fiabe che non vogliono essere “per adulti”, come affermato dall’autrice stessa. Non si tratta nemmeno di nuove versioni, bensì vi è l’intento di «estrarre il contenuto latente dai racconti della tradizione».

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