Il Partenone: un edificio dalla storia secolare
Il Partenone: un edificio dalla storia secolare

Il Partenone: un edificio dalla storia secolare

Il Partenone è l’edificio più conosciuto di tutta la Grecia. Anzi, forse si tratta di uno dei monumenti più famosi al mondo. Se si organizza un viaggio ad Atene, non si può non visitare l’Acropoli e ammirare il Partenone. È indubbio che sia uno dei templi meglio conservati giunti fino a noi, oggetto di restauro negli ultimi anni.

Cosa si trova sotto il Partenone?

Il Partenone, per come lo conosciamo oggi, è un monumento della metà del V secolo a.C. In realtà, la sua storia ha inizio almeno un cinquantennio prima. Gli scavi realizzati al di sotto dell’edificio hanno portato alla luce una sovrapposizione di monumenti precedenti.

Intorno al 500 a.C. gli ateniesi decisero di realizzare un tempio per glorificare i successi militari dopo la fine dell’epoca tirannica e l’inizio della democrazia. Al momento della Battaglia di Maratona, nel 490 a.C., i lavori si interruppero. Con il bottino della battaglia, si elevò un nuovo monumento, al di sopra del precedente. Gli studiosi lo definiscono “pre-Partenone“. Le maestranze dovettero però abbandonare il lavoro a metà. Infatti, i persiani occuparono e distrussero l’Acropoli nel 480 e nel 479 a.C. Purtroppo, questo edificio subì importanti danni. Una volta tornati possesso dell’area, gli ateniesi attuarono una serie di opere di risistemazione del settore, che durarono decenni.

Lo splendido monumento di età classica

Fu così che presero avvio dei nuovi lavori di monumentalizzazione dell’Acropoli di Atene, su spinta di Pericle. Nel 447 a.C. iniziò la costruzione del Partenone che vediamo oggi. Si trattava di un edificio-scrigno, che doveva conservare e custodire la statua crisoelefantina di Atena Parthenos. Realizzata da Fidia, raggiungeva addirittura i 12 m di altezza.

Fin dall’inizio, il Partenone si presentava come un edificio monumentale, interamente in marmo pentelico. Si tratta di un esempio di iper-decorazione: moltissime sono le porzioni con sculture e rilievi di enorme pregio. Gran parte di esso recava anche decorazioni dipinte, specialmente nella porzione superiore. Le fonti letterarie ci tramandano i nomi degli architetti che guidarono le maestranze: Fidia, Ictino e Callicrate.

Sappiamo grazie ai resoconti della commissione che presiedeva al cantiere che si completarono le ultime sculture frontonali nel 432 a.C. Queste costituivano gli ultimi elementi da posizionare sul tempio. Se ci pensiamo, la realizzazione di questo edificio ha occupato un lasso temporale estremamente esiguo rispetto alla sua monumentalità.

Una storia di conversioni e rifacimenti

Il Partenone mantenne la propria funzione templare invariata fino al IV secolo d.C. Tuttavia, nel 378 d.C. l’editto di Teodosio II vietò la pratica dei culti pagani. Di conseguenza, il monumento dell’Acropoli non poteva esistere come tempio greco. Venne così convertito in una chiesa dedicata alla Vergine. Durante i lavori di conversione, gli operai demolirono parte del fregio e delle decorazioni frontonali. Gli interventi maggiori riguardarono la realizzazione dell’abside della chiesa. Purtroppo, si tratta di prezioso materiale andato perduto. Certamente, poco importava ai cristiani dell’epoca. Infatti, l’obiettivo primo dei lavori era l’eliminazione di ogni traccia di paganesimo.

Successivamente, quando i turchi occuparono la Grecia nel XV secolo, il Partenone assunse il ruolo di moschea, con un minareto. Due secoli dopo, durante la guerra contro Venezia, divenne una polveriera. Il veneziano Francesco Morosini ordinò il bombardamento dell’area dove i turchi erano arroccati: l’Acropoli di Atene. Sfortunatamente, le bombe colpirono proprio il centro del Partenone il 26 settembre del 1687. I fregi della porzione centrale dell’edificio andarono dispersi in mille pezzi. Ancora oggi, gli archeologi trovano le schegge delle metope intorno al monumento. Le scene centrali dei frontoni e dei rilievi sono andate perdute. Tutto ciò costituisce una grave perdita per la comprensione del ciclo scultoreo. Infatti, possiamo ipotizzare la disposizione e interpretare le scene solamente con l’ausilio di disegni precedenti la distruzione. Non solo, sono andate perdute opere dallo straordinario valore artistico.

La dispersione dei materiali

Il Partenone vide una progressiva dispersione del proprio ciclo scultoreo nei maggiori centri europei. Nel Settecento, infatti, iniziò un lungo processo di spoliazione, che durò più di un secolo. I vari notabili che realizzavano il Grand Tour, giunti ad Atene, erano soliti prelevare come souvenir una parte di Partenone. Personaggio simbolo della vicenda è Lord Elgin. Diplomatico inglese, ottenne dagli ottomani il permesso di prelevare le sculture del Partenone e dell’Acropoli. Egli è passato alla storia come “saccheggiatore dell’Acropoli”, stando alle affermazioni di Lord Byron. Ad ogni modo, il British Museum acquistò quanto giunto a Londra. Per questa ragione, molti marmi del Partenone si trovano in territorio britannico.

I primi restauri presero avvio all’inizio del Novecento, ma danneggiarono il monumento. Infatti, all’epoca si era soliti utilizzare il cemento, totalmente rigettato dalle porzioni originali in marmo. I danni incentivarono la realizzazione di un nuovo progetto di restauro, a partire dagli anni ’70, per volontà dell’UNESCO.

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