L’Innominato: parabola ascendente di un (reale) convertito
L’Innominato: parabola ascendente di un (reale) convertito

L’Innominato: parabola ascendente di un (reale) convertito

L’Innominato – Photo by Joshua Eckstein on Unsplash

Le psicologie di Manzoni

Il nome di Alessandro Manzoni è ben vivo nella costellazione dei letterati italiani proprio grazie alla sua capacità di trasporre in arte gli universi emozionali dei suoi personaggi ha permesso di fissare il nome dell’autore nella costellazione dei letterati italiani. I Promessi Sposi, infatti, non si caratterizza solo come un romanzo realistico, con tutte le connotazioni che vengono noiosamente imparate a memoria da tutti gli studenti. A coinvolgere realmente il lettore, piuttosto, è la psicologia estremamente sfaccettata che i vari caratteri romanzeschi propongono riga dopo riga.

L’Innominato e la sua crisi “reale”

 La parabola narrativa dell’Innominato è uno spettacolare esempio di una crisi di fede, di vita e di pensiero che può coinvolgere qualsiasi persona. Ecco, perché, allora, si parla sempre di romanzo storico: la vicenda dell’Innominato, come quella di tutti gli altri protagonisti, si caratterizza come rappresentativa di un carattere, ma soprattutto di un’epoca umana e di un genere (il nostro) che, nonostante il passare dei secoli, affronta sempre gli stessi mostri nell’armadio. 

Il signorotto, dal suo “nido insanguinato”, domina sul circondario in base a una pura legge del terrore. La luce del suo sguardo è soppressa da una violenza ben nota che, nel suo passato criminale, si è rivelata nei suoi crimini. Cesare Cantù, un letterato ottocentesco che intrattenne un contatto epistolare con Manzoni, propone l’identificazione del nostro personaggio con Francesco Bernardino Visconti: un feudatario di malaffare che, come l’Innominato, si pentì dei propri misfatti a seguito di un colloquio con il cardinal Federigo Borromeo. 

L’avvio della conversione: la forza del nome di Dio

Che il personaggio sia reale o meno, ciò che importa al Manzoni è il coinvolgere lo stesso lettore nella sua parabola di redenzione. Per questo, d’altronde, lo scrittore non specifica l’identità dell’innominato: la novità del romanzo diventa, allora, una speranza per la realtà. Il cattivo per eccellenza, un uomo la cui sola parola è sinonimo di inferno e dolore, viene annientato da una fanciulla inerme. Lucia, infatti, è una preda: tra lei e il suo rapitore non ci sono scontri titanici, duelli all’ultimo sangue, ma solo un nome: Dio.

Una nuova presenza e una promessa di misericordia bastano a ribaltare l’universo di disvalori che aveva regolato la vita dell’Innominato.  In una sola notte, la sua vita muta radicalmente i propri riferimenti. Nel letto, il signorotto è tormentato da una rabbia estrema che, progressivamente, sfuma in una semplice speranza di redenzione; un desiderio di cambiamento, questo, che ha bisogno di un riferimento saldo per compiersi.

Il cardinal Borromeo e la nuova vita dell’Innominato

Proprio per questo entra in scena il cardinal Borromeo. Federigo, un alto porporato della Chiesa, si spoglia della sua aura di sacralità e diventa un padre ansioso di recuperare a sé una pecorella smarrita. Questo basta all’Innominato, per dare inizio alla sua redenzione attiva, che si rivelerà, come anticipa Federigo, nelle sue azioni quotidiane. La conversione del criminale è di una semplicità estrema: pochi fatti, ma molti pensieri. Egli è travolto da una corrente ininterrotta che, nel giro di una giornata, stravolge quella che era, prima, una corsa sfrenata verso la dannazione. 

Una semplice promessa d’amore, sussurrata a fior di labbra, si insinua così nella mente del malvagio per eccellenza. Manzoni mostra come, nella realtà umana, poche, semplici emozioni, siano in grado di manifestare una sconfinata potenza nel rivoltare anche l’animo più lontano dal bene. Un bene che, comunque, nella storia dell’uomo manzoniana, è destinato a trionfare. Resta solo una questione, con cui Manzoni provoca ogni lettore di ogni epoca: una simile parabola di redenzione è destinata a verificarsi anche nella nostra realtà?

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