Omaggio a Pasolini nella Giornata Mondiale della Poesia
Omaggio a Pasolini nella Giornata Mondiale della Poesia

Omaggio a Pasolini nella Giornata Mondiale della Poesia

Pasolini nella Giornata Mondiale della Poesia – Penna vettore creata da rawpixel.com – it.freepik.com

Nel lontano 1999, la Conferenza generale dell’UNESCO istituì la Giornata Mondiale della Poesia, da celebrarsi il 21 marzo di ogni anno. Lo scopo di questa iniziativa sta nel valorizzare la diversità tra le lingue grazie allo straordinario veicolo costituito dalla letteratura. Noi di Ambrosiam, in occasione di tale ricorrenza, abbiamo deciso di omaggiare un illustre letterato novecentesco: Pier Paolo Pasolini. Parliamo, d’altronde, di una figura decisamente eclettica, anticonformista e stupefacente. La sua poesia fu in grado di destabilizzare una tradizione poetica che sembrava rigidamente ancorata al passato, per trasportarci nella confusione in cui l’uomo del XX secolo si ritrova immerso.

L’anticonformismo di Pasolini

La vita di Pierpaolo Pasolini è emblematica rappresentazione del dissidio che lo stesso poeta percepisce nell’Italia del ‘900. Un’Italia preda dell’industrializzazione in cui, timide, si affacciano le tracce della tradizione folcloristica e del popolo che un tempo la abitavano.

Bolognese di nascita (1922), Pasolini fu costretto a trasferirsi con la madre a Casarsa, in Friuli. I rapporti con il padre, Carlo Alberto, furono piuttosto diradati: nel corso della guerra, infatti, il signor Pasolini prestò servizio come ufficiale. Successivamente, la conclamata omosessualità del figlio lo sconvolse e complicò ulteriormente i rapporti.

Il soggiorno friulano, in ogni caso, si rivelò fondamentale per la formazione di Pasolini. Qui egli si dedicò con forza a promuovere il dialetto come vera e propria lingua letteraria. Si trattava di un’operazione decisamente innovativa, visto il pregiudizio che caratterizzava le varie lingue dialettali all’epoca.

Pasolini fu sempre oggetto di discussione e critiche nel corso della sua vita. Prima, uno scandalo travolse e pose fine alla sua carriera di insegnante. Poi, la sua omosessualità lo indussero a spostarsi a Roma con la madre. La stagione romana segnò per la seconda volta la sua carriera poetica. Nella capitale, infatti, Pasolini entrò in contatto e si innamorò del mondo popolare che popolava le borgate romane. Questa sua dedizione si tradusse anzitutto nel romanzo Ragazzi di Vita; i suoi protagonisti sono un gruppo di giovani che maturano in un contesto di forte disagio sociale e violenza. Il mondo del sottoproletariato fece da sfondo anche ai film di cui Pasolini fu il regista, come Mamma Roma e Il Vangelo Secondo Matteo.

L’impegno civile

Lo stravolgimento che l’Italia subì dopo la Seconda Guerra Mondiale segnò una svolta anche nell’impegno dei letterati. La sensazione di poter influire davvero nella costruzione di un paese migliore, infatti, portò al fiorire della cosiddetta “poesia civile“. All’interno di questa categoria rientrarono tutti i poeti che si dedicarono all’esporre, in versi ma anche in prosa, la loro personale idea di Italia. Pasolini si inserì in questa corrente fondando, assieme a Francesco Leonetti e Roberto Roversi, la rivista Officina. Gli autori riuniti attorno al titolo si dedicano a una riflessione che perde la liricità del passato: sparisce, ora, la gloriosa altisonanza degli antichi pensatori. La poesia, piuttosto, diventa espressione di un intellettuale che si pone domande sulla situazione, in maniera diretta, senza convenzioni narrative e poetiche di sorta.

Lo sguardo di Pasolini, in quest’ambito, è decisamente disilluso. Nelle sue parole, egli denuncia con forza l’ingiustizia sociale del suo tempo, ma anche l’oppressiva presenza della Chiesa nelle infrastrutture statali. Una simile critica destò grande scalpore nell’Italia del secondo ‘900: era un reale attacco all’istituzione ecclesiastica, sul cui ruolo all’interno della compagine statale nessuno aveva mai discusso. L’altro bersaglio della critica pasoliniana sta nello sviluppo economico. L’industrializzazione, d’altronde, ha inciso sul bel paese in molteplici modi. In primo luogo, con essa è venuta a crollare una civiltà millenaria, sostituita invece dalla frenesia dei consumi. In aggiunta a ciò, la crisi del potere politico vero e proprio, sostituito piuttosto da quello silente, ma imperioso, delle industrie.

Lo sguardo disilluso, malinconico ma speranzoso di Pasolini

In un panorama così grigio, Pasolini non sceglie di arrendersi al corso delle cose, anzi. Il suo continuo impegno, sia sul versante poetico che politico e sociale, lo rendono un artefice della cultura italiana novecentesca. Una cultura che, certo, ha dovuto superare profonde fratture e scandali ma, anche in virtù di essi, si è evoluta e continua ad evolversi nel nostro personale concetto di Italia. Ed è proprio per questo che oggi vogliamo ricordare Pier Paolo Pasolini: un uomo, lacerato dalle tensioni interiori, ma che volge ancora uno sguardo all’uomo del futuro. Chiede, in maniera disillusa ma ancora, in minima parte, intrisa di speranza, una speranza per i tempi di là da venire.

Siamo stanchi di diventare giovani seri, / o contenti per forza, o criminali, o nevrotici: / vogliamo ridere, essere innocenti, aspettare / qualcosa dalla vita, chiedere, ignorare. / Non vogliamo essere subito già così sicuri. / Non vogliamo essere subito già così senza sogni.

(Postilla in versi, Lettere luterane. Il progresso come falso progresso)

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