La Scuola di Atene: una galleria di ritratti
La Scuola di Atene: una galleria di ritratti

La Scuola di Atene: una galleria di ritratti

Scuola di Atene

La Città del Vaticano è uno scrigno di meravigliose opere d’arte. Addentrarsi nelle gallerie dei suoi Musei significa immergersi in un turbinio di storie, artisti ed emozioni. Una delle perle di questa collezione, celebre in tutto il mondo, sta in uno dei più famosi affreschi di Raffaello Sanzio: la Scuola di Atene.

Il lavoro di Raffaello nei Musei Vaticani

Raffaello fu un celeberrimo artista rinascimentale, contemporaneo di altri grandissimi quali Michelangelo, Leonardo e altri. Il Sanzio, urbinate di nascita, lavorò a lungo in varie città italiane quali Firenze, Siena, Perugia, ma soprattutto Roma.

Qui egli ricevette da Giulio II l’incarico di affrescare le Stanze Vaticane. In realtà, il papa aveva inizialmente affidato il compito a un nutrito gruppo di artisti; colpito, però, dalle straordinarie doti del giovane, decise ben presto di dargli carta bianca per l’intera opera.

Fu così che Raffaello realizzò tra 1508 e 1524, aiutato dai suoi allievi, la decorazione di ben quattro sale. Questi ambienti componevano la dimora del papa e dei suoi successori, e sono noti con quattro nomi diversi:

  • La Sala di Costantino accoglie un ciclo pittorico relativo, appunto, alla vita dell’imperatore cristiano. Sulle sue pareti, in particolare, sono raffigurati gli episodi relativi alla Visione della Croce, la battaglia di Ponte Milvio, il battesimo di Costantino e la donazione di Roma (un clamoroso falso storico).
  • La Stanza di Eliodoro, i cui affreschi raffigurano episodi relativi alla forza della fede cristiana. Tra questi, il miracolo di Bolsena, l’incontro tra Leone Magno e Attila, la Liberazione di San Pietro e la Cacciata di Eliodoro dal tempio.
  • La Stanza dell’incendio di Borgo, celebre soprattutto per la raffigurazione fortemente evocativa di un uomo che porta in salvo i suoi cari. Il pensiero, infatti, corre subito a Enea che fugge da Troia con il padre, Anchise, e il figlio Ascanio.
  • La Stanza della Segnatura, inizialmente destinata a essere biblioteca e ufficio di Giulio II. In questo ambiente si trovano alcune tra le più celebri opere artistiche di Raffaello. In particolare, la meravigliosa Scuola di Atene, che ancora oggi attrae milioni di turisti da tutto il mondo.
Enea e Anchise nella Stanza dell'incendio di Borgo
Enea e Anchise nella Stanza dell’incendio di Borgo

La Scuola di Atene

Ma veniamo all’affresco che ha ottenuto una fama imperitura. Sullo sfondo di una splendida architettura, che secondo alcuni richiama il progetto ideato da Bramante per la Basilica di San Pietro, si collocano una serie di figure eminenti. Basta osservare il viso dei 58 protagonisti che affollano la scena, per percepire una stupefacente grandezza intellettuale, concentrata in un unico consesso.

Al centro della scena campeggiano i due filosofi per eccellenza, Platone e Aristotele. Il primo, con le sembianze di Leonardo da Vinci, tende un dito in alto, a indicare la tensione verso il mondo trascendente che caratterizza la sua filosofia. Aristotele, invece, forse con la fisionomia di Bastiano da Sangallo, indica la terra con la mano: il suo pensiero, d’altronde, mira a tornare nel mondo reale, per poterlo trasformare in ideale.

Accanto a loro si articolano vari gruppi che comprendono personalità del mondo antico e non solo. Da Socrate ad Alessandro Magno, da Plotino ad Alcibiade: ogni volto trasuda l’immensa cultura e valore dell’epoca in cui si inserisce. Per questo, la raffigurazione della Scuola di Atene presenta all’osservatore un vivace compendio della più alta sapienza umana. Sapienza, questa, che è derivata dalla cultura: ogni singolo successo dell’uomo, sia esso nella scienza, nella filosofia o nella politica, dipende dalla sua capacità di destreggiarsi tra le difficoltà del contingente mediante le competenze acquisite.

La potenza degli sguardi nella Scuola di Atene

Uno degli aspetti che ha attirato grande interesse riguarda i possibili ritratti presenti nell’affresco di Raffaello. Si tratta di pure congetture, ma che gettano una nuova luce sulla magnifica opera rinascimentale.

In primo piano, totalmente assorto nei suoi pensieri, compare il filosofo Eraclito. L’intellettuale greco è raffigurato nelle sembianze del grande Michelangelo. Leggenda narra, infatti, che Raffaello volle recarsi, di nascosto, a vedere il lavoro che il rivale stava realizzando nella Cappella Sistina. Colpito dalla straordinaria opera che stava nascendo, egli decise di inserire il ritratto di Michelangelo per omaggiare la sua impresa. A leggere le testimonianze sul burbero carattere del fiorentino, non stupisce la sua posizione nell’affresco di Raffaello. Egli, infatti, è raffigurato assorto nei suoi pensieri, isolato. Nessuno si avvicina a lui, quasi come se l’artista (o il filosofo) incutesse una sorta di timore reverenziale.

L'assorto Michelangelo
L’assorto Michelangelo

Nella Scuola di Atene compare anche un autoritratto di Raffaello, sulla destra. Il giovane artista è quasi nascosto, si affaccia timidamente nella scena. Lo fa, però, rivolgendosi direttamente a chi, da fuori, assiste alla scena meravigliato. Come lui, anche la raffigurazione della Kalokagathia greca, in primo piano, fissa lo spettatore. Si tratta, in questo caso, di una figura quasi angelica, bellissima, che alcuni hanno voluto identificare con il nipote di Giulio II, Francesco Maria Della Rovere. Indipendentemente da questo, però, vi consigliamo di recarvi di persona a contemplare l’affresco e a concentrare l’attenzione sull’espressione di queste ultime due figure. Il loro sguardo è penetrante, deciso: sembra quasi voler ordinare allo spettatore, chiunque egli sia, di rendersi testimone, nel mondo, del consesso cui ha appena partecipato. Proprio questo, d’altronde, è il merito di Raffaello: quello di aver reso immortale, nella parete dell’appartamento vaticano, il fiore della sapienza, dell’arte e della storia antica.

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