La tragica storia di Deifobo
La tragica storia di Deifobo

La tragica storia di Deifobo

La tragica storia di Deifobo – Photo by Miti on Unsplash

Deifobo, il nobile principe troiano

Il nome di Deifobo, di solito, passa in secondo piano nella saga troiana. Eppure, il principe troiano è un personaggio che riveste dei ruoli importanti nella vicenda; non ultimo, quello di marito di Elena. Parliamo, oggi, di uno dei diciannove figli di Priamo ed Ecuba. Il re troiano ne aveva ben cinquanta in tutto, ma la maggior parte erano nati dall’unione tra il sovrano e le sue concubine.

La prima volta in cui troviamo Deifobo coinvolto in un avvenimento importante è nella narrazione del riconoscimento di Paride. Costui era stato abbandonato dal padre e dalla madre, perché un oracolo ne aveva predetto il destino di sventura. Ricomparve, però, in occasione di alcuni giochi che si tennero a Troia. Qui il giovane ottenne una serie di vittorie che gli lo resero inviso ai figli di Priamo, in particolare Ettore e Deifobo. I due principi, infatti, progettano di ucciderlo, ma a interromperli sarà proprio il riconoscimento del figlio da parte del re e della moglie.

Deifobo nella guerra di Troia

Deifobo non teme i suoi nemici, anzi: si batte valorosamente, soprattutto in occasione della battaglia presso le navi. Qui, infatti, uccide i nemici e resiste anche al tentativo, da parte dell’acheo Merione, di ferirlo.

“E in mezzo a loro avanzava superbo Deifobo figlio di Priamo, teneva davanti lo scudo tutto rotondo […], Merione lo prese di mira con l’asta lucente e colpì, non sbagliò, lo scudo tutto rotondo di cuoio taurino, ma non lo passò”.

Verso la fine del terribile conflitto, Deifobo sarà, suo malgrado, causa della morte di Ettore. Per convincere quest’ultimo a battersi contro Achille, infatti, la dea Atena assume le sembianze del fratello. Di fronte alle parole del “finto” Deifobo, Ettore si convince ad affrontare il suo ultimo duello.

“La dea […] raggiunse Ettore luminoso, e pareva Deifobo alla figura e alla voce instancabile: standogli accanto essa parlò parole fugaci: Fratello, davvero ti sfibra il rapido Achille che t’incalza intorno alla rocca di Priamo con i piedi veloci: su fermiamoci ad affrontarlo e respingerlo!”

Ha inizio, così, la terribile fine di Troia. La storia è famosissima: Ettore viene ucciso e, poco tempo dopo, l’inganno del cavallo di legno permette agli Achei di entrare in città. Prima, però, Deifobo ha modo di vendicarsi dell’assassino del fratello. Secondo alcune tradizioni, infatti, Achille si innamora di Polissena, la figlia minore di Priamo. Il re troiano acconsente a dargliela in moglie, a patto però che i Greci si ritirino. La giovane, però, non è della stessa opinione del padre, anzi. Per vendicarsi della morte di Ettore, riesce a estorcere ad Achille il segreto della sua immortalità. Una volta venuta a conoscenza della vulnerabilità del promesso sposo, lo attira con l’inganno nel tempio di Apollo Timbreo. Qui, Paride, con l’aiuto di Deifobo, scaglia la freccia che colpirà il tallone dell’eroe, causandone la morte.

Il matrimonio con Elena e il tradimento

Dopo la morte di Paride, Deifobo e il fratello Eleno si contendono la mano di Elena. Priamo decide di dare la donna in sposa al primo, perché si era mostrato più valoroso in battaglia. La donna, però, non era innamorata di Deifobo, anzi. Cerca di fuggire ma, una volta catturata, viene costretta al matrimonio con il principe.

La sua vendetta, però, non tarda ad arrivare. Nell’ultima notte di Troia, infatti, Elena conduce Menelao e Odisseo nella casa del marito addormentato. Con il tradimento nei confronti di Deifobo, sperava infatti di poter essere riaccolta dal re di Sparta come sua moglie.

“Intanto l’eccellente consorte rimuove dalla stanza ogni arma, e da sotto il capo m’aveva sfilato la spada fedele; chiama dentro casa Menelao e gli spalanca le porte, con l’evidente speranza che questo sarebbe un gran regalo all’innamorato e si potesse così cancellare la fama delle vecchie malefatte”.

La terribile fine di Deifobo nell’incontro con Enea

È lo stesso Deifobo a pronunciare le parole che abbiamo appena letto, in occasione del suo incontro con il concittadino Enea. Nel VI libro dell’Eneide, infatti, Virgilio racconta del viaggio dell’eroe troiano nell’aldilà. Enea, con l’aiuto della Sibilla, si reca negli Inferi per incontrare il padre; strada facendo, però, incontra altre persone significative per la sua vita. Oltre a Palinuro, suo compagno recentemente morto, si imbatte proprio in Deifobo.

L’incontro tra i due uomini è particolarmente tragico per vari motivi. Innanzitutto, Enea non sapeva della tragica fine del principe: credeva che fosse morto valorosamente per difendere la sua casa, non che fosse stato ucciso nel sonno. Tra l’altro, inizialmente, l’eroe troiano non riesce neanche a riconoscere l’amico. Deifobo, infatti, era stato mutilato, in un gesto simbolico: la privazione degli arti, nella credenza antica, impediva al defunto di poter tornare dall’aldilà per vendicarsi. Egli, quindi, si presenta a Enea privo di braccia, orecchie e naso. Dilaniato dal dolore e dalla vergogna, non riesce nemmeno a nascondere le proprie ferite a causa delle sue mutilazioni.

La drammaticità nell’incontro con Enea traspare tutta dai versi di Virgilio. Enea, inizialmente, non riconosce l’amico, ma poi si rivolge a lui con grande affetto, in ricordo dei tempi passati. È così che il pubblico viene a conoscenza della tristissime fine di Deifobo. Il principe porta sul proprio corpo le tracce della distruzione che la sua stessa patria ha dovuto subire. Nell’incontro con Enea, però, si ha un passaggio di testimone: il figlio di Priamo legittima il destino del suo compatriota. Enea, dopo l’incontro con Deifobo, riesce finalmente a superare il passato e a concentrarsi su un futuro che permetterà di ripagare il sacrificio di tanti troiani; lo stesso futuro che, nei secoli, porterà alla nascita di Roma.

Bibliografia

Traduzioni prese da:

  • Virgilio, Eneide, a cura di Riccardo Scarcia, BUR, 2018
  • Omero, Iliade, a cura di Rosa Calzecchi Onesti, Einaudi Editore, 1967

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