Il carnevale: una tradizione con più di duemila anni di storia
Il carnevale: una tradizione con più di duemila anni di storia

Il carnevale: una tradizione con più di duemila anni di storia

Il carnevale – Photo by Andrea Woods on Unsplash

Il carnevale è una delle ricorrenze più antiche della storia. È una festa ancora oggi molto sentita e ha le sue radici ben ancorate nel territorio italiano. Parate, coriandoli, maschere, stelle filanti, chiacchiere, sono tutti elementi che richiamano questa festa.

Ci sono molte tradizioni che tentano di spiegare l’origine del termine “carnevale”. La tesi più accreditata prevede che derivi dal latino carnem levare, ovvero “togliere la carne”. Altri ritengono che l’etimologia sia da individuare in carne vale, dal latino “carne, addio”. Entrambe le origini testimoniano un legame con la religione cristiano-cattolica. Infatti, il carnevale rappresenta proprio l’ultimo momento di eccessi prima della Quaresima.

A dire il vero, riti molto simili a quelli del carnevale si ritrovano anche nell’antichità. In Italia si è affermata già dal XIII secolo la tradizione delle maschere. Ogni città o regione ne ha ideata una propria: Arlecchino, Pantalone, Meneghino, Pulcinella e tanti altri. In particolare, il carnevale per come lo conosciamo oggi ha avuto origine a Venezia, per poi diffondersi nei secoli in tutta Italia e in Europa.

I Lupercalia, il travestimento all’epoca dei romani

Le feste con maschere e banchetti esistevano già nell’antichità. Sia nel mondo greco che nel mondo romano, vi erano ricorrenze che prevedevano che i partecipanti si travestissero, prendendo le sembianze dei più vari personaggi.

Il tema del travestimento è presente fin dall’antica Roma. Questo è un tratto caratteristico della festa del Lupercalia. Intorno alla metà del mese di febbraio, i Luperci, due collegi sacerdotali fondati da Romolo e Remo, si riunivano al Lupercale, ai piedi del Palatino. Si trattava della grotta dove Faustolo aveva trovato i due gemelli, allattati dalla lupa. I Lupercalia erano una festa di purificazione e buon auspicio per la fecondità. Infatti, i due collegi dei Luperci si riunivano per effettuare il sacrificio di un cane e di un capro. I sacerdoti venivano macchiati sulla fronte col sangue del sacrificio e puliti con della lana bianca intrisa di latte. In seguito, i questi erano tenuti a indossare le pelli degli animali sacrificati. A conclusione del rito, dovevano correre intorno al Palatino, percuotendo le donne lì presenti come buon auspicio per la fecondità.

I Saturnalia: un carnevale romano all’insegna dell’abbondanza

Tra le varie ricorrenze del calendario romano, vi sono i Saturnalia. Macrobio, autore tardo-imperiale, ha dedicato un’opera proprio a questa festa. All’interno della celebrazione, c’è un evidente richiamo al carnevale. Infatti, qui il tema dell’abbondanza ritorna più e più volte. Tra il 17 e il 23 di dicembre Roma era pervasa di banchetti pubblici e privati. In onore del dio Saturno si celebrava l’abbondanza dei frutti della terra. Secondo il mito, infatti, questa divinità era legata all’età dell’oro. Durante quest’epoca mitica, tutti gli uomini vivevano immersi in una condizione di serenità e nella natura rigogliosa.

La festa prendeva avvio con un sacrificio in onore di Saturno. Il popolo disponeva tavole tavole imbandite a cui tutti potevano partecipare, persino gli schiavi. Infatti, si riteneva che agli occhi di questa divinità tutti gli individui fossero uguali. Per questa ragione, anche le persone dei ceti sociali inferiori potevano avere accesso ai festeggiamenti. Alcune fonti raccontano che, addirittura, in questa occasione i ruoli sociali venissero ribaltati: i padroni dovevano servire gli schiavi. Parallelamente alla presenza dei banchetti, erano allestiti molti giochi, parate e vi era l’usanza di scambiarsi i doni.

I canti carnascialeschi di Lorenzo il Magnifico

Il carnevale ha avuto una delle sue più evidenti espressioni nella Firenze di Lorenzo il Magnifico. Per accattivarsi il popolo, il principe fiorentino proponeva spettacoli e celebrazioni collettive. Tutto ciò culminava nel carnevale.

Legati a questi festeggiamenti sono i canti carnascialeschi, componimenti recitati da personaggi in maschera. Queste maschere si aggiravano per le vie della città, declamandone i tesi. Si tratta di componimenti prevalentemente anonimi, dedicati a oggetti o temi di vita quotidiana. Accadeva frequentemente che gli argomenti venissero associati a significati di ambito sessuale, con il pretesto di evidenziare giochi di doppi sensi erotici.

Esistono altri componimenti legati al tema del carnevale: i trionfi. Per quanto simili nella struttura ai canti carnascialeschi, si differenziano ampiamente per i temi trattati. Infatti, i primi presentano temi licenziosi. I trionfi, invece, hanno soggetti di ambito mitologico. Lorenzo il Magnifico si cimentò in prima persona nella stesura di questi componimenti. Celebre è la sua Canzona di Bacco, con il ritornello:

Quant’è bella giovinezza / che si sfugge tuttavia

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